Certificazione NFT: l’inizio della cryptocomunicazione?

Era il 2017 quando si è iniziato a parlare di NFT e, personalmente, mi sembrava qualcosa di talmente incredibile e astratto che quasi mi aspettavo facesse la fine di Second Life e dei Google Glass. Sono passati però 3 anni e quest’anno si parla di NFT ovunque. Ogni giorno questo “fenomeno” cambia ed evolve, portando i suoi potenziali confini sempre più lontano e a questo punto mi sorge una domanda spontanea: la certificazione NFT può diventare un utile strumento anche all’interno dell’universo della comunicazione pubblicitaria digitale? (Probabilmente varrebbe la pena certificare anche questa risposta).
PARTIAMO DALLE BASI, COSA SONO GLI NFT?
Gli NFT, acronimo di “Non-Fungible Token”, sono dei certificati di autenticità digitale tramite blockchain, la tecnologia diventata famosa tramite le cryptovalute. In parole semplici, gli NFT sono un insieme di informazioni digitali, una sorta di token crittografato che, una volta acquistato, diventa un attestato di proprietà e autenticità registrato all’interno di una blockchain. Nelle opere d’arte digitali, ad esempio, gli NFT certificano la firma del loro autore, che così facendo ne riconosce l’autenticità e ne può nel caso cedere la proprietà.
Beeple è il nome d’arte di Mike Winkelmann, un graphic designer americano di 39 anni autore di opere d’arte digitali che conta più di 2 milioni di follower su Instagram. Beeple è stato uno dei primi a dare il via alla rivoluzione artistica digitale. L’11 marzo 2021, infatti, è stata venduta all’asta da Christie’s una collezione digitale di circa 5000 creazioni in Photoshop e Cinema 4D dell’artista per oltre 69 milioni di dollari, infrangendo il record mondiale per la Crypto Art.
Che questo fenomeno avesse potuto aprire nuovi orizzonti ce lo si poteva aspettare. Ma ci si poteva aspettare che la .gif del Nyan Cat, il famoso gatto arcobaleno, potesse essere venduta all’asta sulla piattaforma Foundation per circa 600 mila dollari? O che un quadro di Banksy venisse comprato da una società blockchain per 95 mila dollari, certificato NFT e poi dato alle fiamme in diretta streaming su YouTube per aumentare il valore dell’opera digitale crittografata ed essere rivenduta all’asta per 380 mila dollari? Forse stiamo esagerando.

A questo punto tutto può essere certificato NFT, una canzone, un film, un video, un libro e persino un Tweet. Passerà alla storia anche la vendita all’asta, da parte del founder di Twitter, Jack Dorsey, del suo primo Tweet, convertito in NFT per 3 milioni di dollari. Meno male che in questo caso il ricavato sia stato devoluto totalmente in beneficenza.
L’artista futurista russo Pokras Lampai ha da poco presentato il premio Gazprom. Questi sarà il primo trofeo digitale certificato NFT nella storia del calcio mondiale e verrà assegnato al “miglior goal di Euro 2020”.
Molti brand si stanno attivando per entrare in toto nel mondo degli NFT. Il 27 giugno, per celebrare i 10 anni dall’inaugurazione dell’ Allianz Stadium di Torino, la Juventus metterà in vendita sul marketplace NFT Pro la maglia Home 2021/2022 in versione digitale 3D, firmata da tutti i membri della squadra. La Mattel sta mettendo all’asta 3 modellini inediti di Hot Wheels virtuali NFT, da acquistare sul portale Ethereum e da conservare in portafogli digitali. Ci sono anche aste di sneakers e abiti virtuali, come per i brand RTFTK e The Fabricant, da “indossare solo online” (nostalgia di Second Life?). Jacob&Co. ha messo in vendita il primo orologio NFT, anche in questo caso un modello unico nel suo genere.

Anche NBA non si è fatta attendere: attraverso la piattaforma dedicata NBAtopshot, i collezionisti hanno speso più di 330 milioni di dollari per acquistare brevi clip delle migliori azioni dei loro giocatori preferiti.
Nell’era della comunicazione digitale è davvero difficile riuscire a certificare la proprietà intellettuale dei contenuti che arrivano online. Le aziende vogliono, giustamente, tutelarsi sempre di più e i creativi quasi impazziscono nel riuscire a creare ogni volta progetti di comunicazione originali e a tutelarne l’autenticità. A questo punto mi domando: ma se è possibile certificare un’opera d’arte digitale, perché non fare la stessa cosa con una campagna, un claim, un logo, un payoff o qualsiasi contenuto digitale di comunicazione? Penso che gli NFT possano diventare uno strumento veramente interessante, per tutelare l’autenticità ma soprattutto per costruire nuove opportunità di marketing in un mondo, quello digitale, dove ogni giorno le agenzie si trovano in trincea per tentare di produrre strategie efficaci e contenuti originali e di tutelarli al meglio.
Un aspetto importate da tenere in considerazione è il pesante impatto ambientale a livello ecologico degli NFT. Come per le cryptovalute, infatti, per produrre una certificazione NFT è necessaria un’importante quantità di energia, con conseguente aumento di livello di CO2 prodotto. É quindi fondamentale che i brand siano consapevoli e informati su come utilizzare questa tecnologia in modo responsabile. Insomma, bellissimi questi nuovi strumenti ma capiamo quando ha senso utilizzarli per davvero.